venerdì 11 maggio 2007

Les Mistons

Giornata calda a Milano; viene quasi voglia, durante la pausa pranzo, di stare all’aperto.Prendi la tua schiscetta e lasci la scrivania e siccome lavori dalle parti della Stazione Centrale decidi di fermarti lì, sul grande spiazzale bianco, all’ombra del Pirellone. La Stazione Centrale di Milano è come tutte le stazioni del mondo. Un continuo viavai di persone di ogni nazionalità, di gente più o meno disperata e di colletti bianchi che ingurgitano hamburger e gelati ricoperti di smarties. Senza dubbio è il luogo più democratico di Milano. E’ mentre addenti il tuo panino rinsecchito è piacevole guardare quelli che passano ed immaginare le loro vite; tentare di capire da dove vengono, dove vanno, cosa cercano. Il piazzale è un universo in continua evoluzione, tanti set cinematografici messi uno di fianco all’altro che il tuo occhio rimonta a seconda di ciò che lo colpisce. E se l’azione inizia a languire ecco che dalla jeep che presiede l’ingresso principale scendono di corsa otto poliziotti, che nel giro di pochi secondi circondano due giovani pusher e li costringono a svuotare le loro sacche lì sul marciapiede. E mentre tutti zoomano sulla scena d’azione, qualcuno punta l’attenzione sui dettagli e vede che i cattivi non per forza vanno in giro vestiti come un qualunque rapper losangelino. Anzi. Possono anche essere alti poco più di un metro ed avere ancora denti da latte. Agili come gatti puntano la loro preda e attaccano silenziosi. La loro manina delicata lavora sulle cerniere di zaini e borse, sgranando un dentino dopo l’altro fino a che il varco non è aperto. E sono portafogli, cellulari, portamonete che in attimo passano dal fondo di una borsa di pelle a quello bucato di una tasca di cotone colorato. Qualcuno si gira, si guarda intorno e riprende a camminare spedito, attribuendo al troppo lavoro la sensazione di essere stato pedinato. Altri inspiegabilmente avvertono il tocco leggero e girandosi di scatto strattonano la loro borsa ed il bambino che alla borsa è ancora attaccato. Loro sorridono e si stringono nelle spalle, come se stessero commettendo soltanto una bravata. Poi indietreggiano e si allontanano, tornando sotto la pensilina e dai loro padri che li aspettano e che da lontano controllano che svolgano bene il loro compito.

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