mercoledì 13 febbraio 2008

Meteoalcol (un lavorato in Galleria)


[di ilteatrodegliorrori]

Piove da un mese. Non so, forse più. Milano è buia di giorno come di notte, il fondotinta le si scoglie sul viso. Sulle mie spalle iniziano a proliferare muschi e licheni. Le pozze diventano laghi. Piove anche da sottoterra, inutile coprirsi. I piedi umidi, il calzino bucato, l'acqua arriva sull'alluce, sulle dita dei piedi, le altre che non hanno un nome. Entra nella pelle, divento anfibio.
La gente ha la faccia gialla e gli occhi neri, senza espressione, carichi di attesa. Aspettano il föhn, questo vento strano che pulisce tutto e fa dei cieli miracolosamente blu. Si scalda scendendo dalle alpi, attraversa le valli bergamasche, passa sopra le teste dei muratori orobici e accarezza i mobilifici brianzoli, per poi, alla fine, asciugare i capelli dei milanesi. Questo spiega tutto, persino il nome. Ma non arriva, non ancora. Piove senza sosta. Provateci anche voi, entrate da Zucca, la porta della Galleria. Il mosaico con il pappagallo rosso verde e giallo, è sempre lì, sulla sinistra. Accertatevene. La temperatura no, ma l'umido in effetti è tropicale, il pappagallo gode di ottima salute. Guardatevi intorno e scoprirete: due altissime turiste norvegesi con una cartina di Milano in mano. Un capannello di 5-6 distinti ma tuttuguali ometti incravattati e pesantemente gessati. Una signora in pelliccia con una ruga che tradisce troppi bianchini. Un vecchio con il suo Borsalino che non beve soltanto, ma gusta. Elegante e invidiabile. Ordinate un lavorato secco, solo uno, solo per voi. Campari, rabarbaro zucca, centerbe e soda (...).

[continua a leggere su Milano-Roma-Trani]

2 commenti:

Anonimo ha detto...

molto intiresno, grazie

Anonimo ha detto...

quello che stavo cercando, grazie